Questa indagine sulla «forma» si è protratta per anni, condensando gli studi e le esperienze sul campo della storica dell’arte Giulia Sillato, dal 1997 impegnata contemporaneamente su due fronti: la ricerca e la sperimentazione attraverso esposizioni di prestigio. Si tratta di arte contemporanea, perché la forma che l’autrice ha scelto di trattare non è la forma con la gura, bensì la forma senza gura. Si entra dunque in merito alla struttura stessa della «forma» per tentare di coglierne le naturali essibilità metamorfiche che hanno favorito la complessa fenomenologia delle cosiddette «Avanguardie» artistiche del Novecento, rimaste esemplari per le generazioni successive sino ai tempi odierni. L’indagine ha sollevato alcuni interrogativi ai quali Giulia Sillato ha cercato di dare delle risposte e che sono stati rapidamente individuati da Stefano Zecchi, presente in questo lavoro editoriale con un saggio mirato a far valere l’importanza dell’orientamento critico goethiano nel sempre vivo dibattito tra sentimento (la storia) e ragione (la scienza), ambito affatto estraneo alla questione centrale di quest’opera nella misura in cui la scelta di una strada piuttosto che di un’altra è determinante ai fini della stessa impostazione artistica.
Giulia Sillato, laureata a pieni voti all’Università degli Studi Federico II di Napoli con Ferdinando Bologna, allievo di Roberto Longhi, entra come docente di cattedra negli Istituti di indirizzo artistico e successivamente nell’Accademia di Belle Arti di Verona. Collabora alla grande mostra dei Celti a Palazzo Grassi di Venezia, curando alcune schede del catalogo, e progetta un’imponente rassegna di mobili antichi conservati nei musei di tutta Italia. Nel 1994 decide di dedicare la sua professionalità all’arte contemporanea, che diventerà in breve il tema costante della sua ricerca, scelta che le costerà la dolorosa rinuncia all’invito di Federico Zeri a raggiungerlo a Roma per curare le grandi mostre alle Scuderie del Quirinale. Aveva già iniziato, infatti, a progettare una serie di rassegne d’arte contemporanea, in contesti architettonici antichi, attraverso cui acquisire gli elementi indispensabili a sviluppare una nuova teorica di rinsaldamento del presente al passato. Il ciclo delle «Antiche Dimore» le consentirà di veri care sul campo il possibile nesso semantico tra «antico» e «moderno». Sono queste le premesse del «Metaformismo», presentato per la prima volta nel 2010 al Palazzo Ducale di Urbino con catalogo edito da Mazzotta.
Stefano Zecchi, ex professore ordinario di Estetica, ha ricoperto vari importanti incarichi, tra i quali: presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera; rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione presso l’UNESCO per la tutele dei Beni Immateriali; consigliere comunale a Venezia e assessore alla Cultura a Milano; consigliere d’amministrazione del MAXXI di Roma. Dopo avere frequentato l’Università degli Studi di Milano con la guida di Enzo Paci, conseguita la laurea con una tesi su Edmund Husserl, inizia la propria carriera accademica prima a Milano e poi a Padova, dove diventa assistente di Dino Formaggio nella cattedra di Filoso a teoretica. Nel 1984 diventa professore ordinario di Estetica all’Università degli Studi di Milano e dal 1988 inizia a partecipare al «Maurizio Costanzo Show»: sarà molto criticato per questa scelta, essendo uno dei primi intellettuali a mostrarsi in televisione. Numerosissime le sue pubblicazioni in merito a filosofia, storia e arte.